domenica 31 ottobre 2010

Attrici

di Valeria Bruni Tedeschi

Actrices, Francia 2007, drammatico, 107'. Con Valeria Bruni Tedeschi, Noémie Lvovsky, Mathieu Amalric, Louis Garrel, Marisa Borini, Valeria Golino, Maurice Garrel, Bernard Nissile, Olivier Rabourdin.

❋½

Locandina originale

Dopo il felice esordio dietro la macchina da presa con È più facile per un cammello…, Valeria Bruni Tedeschi fa, purtroppo, un grande passo indietro. Marcelline è un’attrice quarantenne alle prese con storie d’amore catastrofiche e crisi esistenziali che si rende conto con ansia di non aver ancora avuto, alla sua età, dei figli. L’occasione per cercare di rimettere un po’ di ordine nella sua vita sembra arrivarle dall’interpretazione del personaggio di Natalia Petrovna nella piéce di Turgenev Un mese in campagna. Ma anche l’amato teatro e tutti i personaggi che lo popolano non sono altro che fonte di ulteriori frustrazioni ed ossessioni per l’insicura Marcelline. Attrici è un film ambizioso e molto personale. Troppo personale, verrebbe da dire. Anche il film d’esordio, infatti, era molto personale ed autobiografico, ma aveva il dono dell’accessibilità, oltre che della leggerezza e dell’umorismo, qualità che qui scompaiono completamente: Valeria Bruni Tedeschi — non sazia evidentemente dell’intellettualismo che già si sprigiona dalla scelta di rinchiudere quasi completamente il suo personaggio sul palcoscenico di una rappresentazione teatrale — infarcisce il suo film di vaghe crisi esistenziali, di desideri di maternità, di bisogno di amore, di facili metafore (la Natalia Petrovna di Valeria Golino che è, laddove la protagonista non fa altro che recitare), di dialoghi intellettualistici, di passaggi onirici deprimenti.

martedì 26 ottobre 2010

Sulle mie labbra

di Jacques Audiard

Sur mes lèvres, Francia 2001, thriller, 115'. Con Emmanuelle Devos, Vincent Cassel, Olivier Gourmet, Olivier Perrier, Olivia Bonamy, Bernard Alane, Céline Samie, Pierre Diot, François Loriquet, Serge Boutleroff.

❋❋❋❋½

Locandina italiana

Carla fa la segretaria in un’agenzia immobiliare. Ha trentacinque anni e segue dall’inizio alla fine tutte le pratiche per uno stipendio da fame e una riconoscenza ancor più misera. Carla soffre di un handicap: ha un deficit uditivo e porta delle protesi, in compenso sa leggere le labbra. Ormai non ne può più della continua derisione dei suoi colleghi e quando le viene offerto di scegliersi un collaboratore per aiutarla nel lavoro, fa assumere il venticinquenne Paul Angeli, che è appena uscito di prigione e non sa nulla di immobili. Jacques Audiard gira un thriller avvincente che è anche, in sordina, una bellissima storia d’amore. In fondo Carla è una diversa e una disadattata (le due cose non sempre coincidono) che sa leggere le labbra altrui al contrario di tutte le persone che la circondano, che non sono minimamente in grado di leggere le sue e di capirla. Poi arriva Paul, che sembra diverso e che effettivamente diverso è — avendo passato gli ultimi due anni in carcere.

sabato 23 ottobre 2010

Cosa voglio di più

di Silvio Soldini

Italia / Svizzera 2010, drammatico, 126'. Con Alba Rohrwacher, Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Teresa Saponangelo, Monica Nappo, Tatiana Lepore, Sergio Solli, Gisella Burinato, Gigio Alberti, Fabio Troiano.

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Locandina

Lo spunto di partenza del film di Silvio Soldini non è certo molto originale, anzi: Anna, che convive con un uomo, e Domenico, sposato con due figli, si incontrano e scoppia la passione. Una passione prima di tutto sessuale (i due non aspettano certo di conoscersi bene prima di consumare), ma che senz’altro parte dal sesso per estendersi anche ai sentimenti. Per fortuna, perché altre volte, finita la visione di film su simili “passioni”, bisogna dire che l’impulso irrefrenabile sarebbe stato di prendere a schiaffi il regista (L’amore ritrovato di Mazzacurati). Insomma, l’amore non è certo riducibile all’amore platonico, ma nemmeno ad una sequenza di scopate: eccheccavolo. Per fortuna, come dicevamo, qui siamo più dalle parti del bellissimo Un amore di Gianluca Maria Tavarelli (perché non si può stare con la persona che si ama?), anche se Soldini cerca di “aggiornare” il tema dell’adulterio con riferimenti alle coppie di oggi che fanno fatica ad arrivare a fine mese: ma l’idea che emerge da una battuta (didascalica) di Favino verso la fine, che solo chi ha i soldi possa permettersi di risposarsi più volte e quindi di essere felici, oltre a suonare un po’ ingenua — non sono certo i soldi che renderebbero felici Anna e Domenico — è anche un po’ in contraddizione con il film stesso, siccome la passione amorosa viene vissuta dai due innanzitutto come una “fuga impossibile” dai problemi, anche economici, della loro vita di coppia.

domenica 17 ottobre 2010

Eraserhead – La mente che cancella

di David Lynch

Eraserhead, USA 1976, grottesco, 89', b/n. Con Jack Nance, Charlotte Stewart, Allen Joseph, Jeanne Bates, Judith Anna Roberts, Laurel Near.

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Locandina originale

Il primo film di David Lynch non sfigura rispetto alle opere della maturità e ne riassume anzi in nuce tutta la poetica. La trama è già impossibile da raccontare e, pur presentando vari elementi provenienti da generi diversi come fantascienza, horror, fantastico, risulta arduo incasellare il film in una definizione, tanto è profondamente personale. Vedendo Eraserhead si ha davvero l’impressione di assistere alla nascita di un genio, oltre ad avere l’occasione di rinvenire vere e proprie tracce delle opere successive: dal pavimento a zig-zag di Twin Peaks, al teatrino di Mulholland Drive, alle lampade a luce intermittente che sono una costante del suo cinema (la luce a volte si accende, a volte si spegne di colpo, nella vita di ognuno di noi). A parte la camera da letto in cui si svolge gran parte del film, l’universo esterno di Eraserhead è immerso in uno scenario paradossalmente reale che soffoca il suo protagonista: i paesaggi nei quali si muove all’inizio del film sono paesaggi industriali squallidi e disumanizzanti che potrebbero essere quelli di un film di Antonioni rigirato da una mente perversa.

martedì 12 ottobre 2010

L’inferno

di Claude Chabrol

L'enfer, Francia 1993, drammatico, 100'. Con François Cluzet, Emmanuelle Béart, Marc Lavoine, Nathalie Cardone, André Wilms.

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Locandina italiana

Claude Chabrol riprende qui una sceneggiatura che Henri-Georges Clouzot aveva iniziato a mettere in scena nel 1964 con Serge Reggiani e Romy Schneider, prima di essere colto da infarto e dover abbandonare il progetto. Paul è un uomo di successo, è proprietario di un bell’albergo ed ha appena sposato una bella donna, Nelly. Poco dopo il loro matrimonio, però, Paul inizia a cadere sempre più preda di uno stato allucinatorio che lo porta a credere che sua moglie lo tradisca. Quelli che inizialmente potrebbero sembrare dei leciti sospetti si intensificano sempre di più, fino a sfociare in un inferno paranoico “senza fine” nel quale i due protagonisti finiscono per rimanere ingabbiati. Tra tutti i sentimenti umani, la gelosia è senza dubbio uno dei più contraddittori e controproducenti. Essere gelosi infatti significa amare una persona al punto da temerne continuamente la perdita; ma siccome significa anche necessariamente non avere fiducia nella sua fedeltà, il risultato finisce spesso per essere la negazione stessa del sentimento che l’ha originata (l’amore diviene possesso).

lunedì 11 ottobre 2010

Il profeta

di Jacques Audiard

Un prophéte, Francia / Italia 2009, carcerario, 155'. Con Tahar Rahim, Niels Arestrup, Adel Bencherif, Hichem Yacoubi, Reda Kateb, Jean-Philippe Ricci, Gilles Cohen, Antoine Basler, Leïla Bekhti, Pierre Leccia, Foued Nassah, Jean-Emmanuel Pagni, Rabah Loucif.

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Locandina italiana

«Sarebbe una banalità dire che la vita è una prigione. Ma che la prigione sia metafora della vita è evidente: quello che impari dentro, lo utilizzi fuori» (Jacques Audiard). Ogni tanto, per fortuna, capita ancora il miracolo di vedere un film bello, teso, complesso: è successo con Il profeta, che si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria al festival di Cannes. Malik è un diciannovenne che viene condannato a sei anni di prigione per aver aggredito un poliziotto. Non sa né leggere né scrivere e non ha una religione. Viene subito preso di mira da César Luciani, leader della gang còrsa che spadroneggia nel carcere, e di conseguenza si trova costretto a svolgere numerose “missioni” che gli fanno meritare sempre di più la fiducia del boss. I compagni di galera iniziano a definirlo un profeta, perché lui è quello che parla, con gli uni e con gli altri, quello che porta i messaggi dentro e fuori, che conosce la gente che può far comodo negli affari. Pur rifiutando categoricamente qualsiasi spettacolarizzazione hollywoodiana, Jacques Audiard accetta gli stilemi del cinema carcerario, che vengono spezzati solo di tanto in tanto attraverso degli inserti onirici (il fantasma dell’uomo ucciso con cui Malik impara a convivere, esattamente come fa con tutto il resto, nella sua cella) che però non si differenziano molto dalla realtà, suggerendo come la realtà sia sostanzialmente un incubo.

domenica 10 ottobre 2010

Quella sera dorata

di James Ivory

The City of Your Final Destination, USA 2009, drammatico, 117'. Con Anthony Hopkins, Charlotte Gainsbourg, Laura Linney, Omar Metwally, Hiroyuki Sanada, Norma Aleandro, Alexandra Maria Lara, Kate Burton, Norma Argentina, Eliot Mathews.

❋❋½

Locandina italiana

James Ivory è stato, in passato, un grande regista. Come ogni regista, ha i suoi pregi ed i suoi difetti: le sue famose ricostruzioni ambientali sono sempre impeccabili (tanto da indurre molti a scambiarlo per un regista inglese, mentre in realtà è californiano), gli attori sovente strepitosi, ma la sua cura maniacale dei dettagli e la sua tendenza a soffocare i sentimenti — al pari delle società che spesso descrive — possono farlo sembrare freddo. Con Quella sera dorata adatta il romanzo omonimo di Peter Cameron, la traduzione del cui titolo originale è un verso di una poesia di Elizabeth Bishop che viene citata nel libro, ma di cui nel film non v’è traccia (il titolo italiano del film risulta dunque incomprensibile senza aver letto il libro). Omar Razaghi è uno studente di origini iraniane che si è diplomato all’università del Colorado. Gli viene assegnata una borsa di studio per scrivere la biografia ufficiale dello scomparso scrittore latino-americano Jules Gund. Quando la Fondazione Gund gli nega l’autorizzazione, allora Omar, su consiglio della sua fidanzata Deirdre, si reca in Uruguay per incontrare gli eredi — la vedova, il fratello e la giovane amante del defunto — e chiedere loro di cambiare idea.

sabato 9 ottobre 2010

Jesus Christ Superstar

di Norman Jewison

Jesus Christ Superstar, USA 1973, musicale, 108'. Con Ted Neeley, Carl Anderson, Yvonne Elliman, Barry Dennen, Bob Bingham, Larry T. Marshall, Joshua Mostel.

❋❋❋½

Locandina italiana

Un musical che ha per protagonista Gesù Cristo non è certo una cosa che capita di vedere tutti i giorni. All’inizio del film, un gruppo di hippy sessantottini che sembrano usciti dritti da Zabriskie Point arriva, a bordo di un autobus, nel deserto della Palestina, che a sua volta ricorda da vicino la Death Valley di quel film. Iniziano ad indossare costumi e a truccarsi, quasi come in una sorta di fantasmagorica rivisitazione storica felliniana (ricordate il Fellini-Satyricon?). Mettono quindi in scena un musical sugli ultimi giorni della vita di Gesù, nel quale è centrale la figura di Giuda Iscariota, che viene interpretato da un attore di colore e che rappresenta, in un certo senso, lo “spirito ribelle” dell’epoca. Proprio perché fortemente legato all’epoca in cui venne concepito (prima  di tutto come spettacolo teatrale) da Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, Jesus Christ Superstar rischia oggi di risultare irrimediabilmente datato, sia a livello di rielaborazione parzialmente ironica e parodistica del Nuovo Testamento, sia a livello di messinscena (alcune coreografie e costumi, nonché personaggi, appaiono oggi alquanto ridicoli).

mercoledì 6 ottobre 2010

Il tagliagole

di Claude Chabrol

Le boucher, Francia / Italia 1970, thriller, 93'. Con Stéphane Audran, Jean Yanne, Antonio Passalia, Pascal Ferone, Mario Beccara, William Guérault, Roger Rudel.

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Locandina italiana

A Claude Chabrol non interessano mai le storie (gli intrecci), ma l’interiorità dei suoi personaggi. Men che meno gli interessano i generi, che come in Antonioni non sono altro che un puro pretesto da cui partire per scandagliare l’animo ed i sentimenti umani. Eppure, Il tagliagole fonde perfettamente due generi in superficie così diversi come il thriller (a tratti quasi horror) e il mélo, che si abbracciano e si intrecciano in un tutt’uno segretamente inscindibile. Siamo in un piccolo paese del Périgord, dove Hélène, un’insegnante di scuola elementare, e Popaul, un macellaio fortemente segnato dall’esperienza della guerra, si incontrano durante un matrimonio e diventano amici. Poco dopo, una donna viene trovata uccisa nel bosco e in seguito un altro cadavere è rinvenuto da Hélène stessa mentre è in gita alle grotte con i bambini della sua scuola. Hélène ha avuto una breve e intensa relazione dieci anni prima che l’ha fatta soffrire al punto da spingerla a fare a meno dell’amore e ad accontentarsi del suo lavoro. Popaul scherza, le dice che a non fare l’amore si diventa folli; lei controbatte che si può diventare folli anche a farlo. L’arrivo di Popaul nella vita di Hélène potrebbe essere un’occasione per rimettere in discussione la sua scelta di rinuncia.

domenica 3 ottobre 2010

La pecora nera

di Ascanio Celestini

Italia 2010, commedia, 93'. Con Ascanio Celestini, Giorgio Tirabassi, Maya Sansa, Luisa De Santis, Barbara Valmorin, Nicola Rignanese, Luigi Fedele, Alessia Berardi, Alessandro Marverti, Mauro Marchetti.

❋❋½

Locandina

Ad Ascanio Celestini bisogna riconoscere il merito di aver girato un film abbastanza inconsueto per l’attuale panorama cinematografico italiano. Una commedia che non lascia fuori campo il dramma, il dolore, l’infelicità, ma che li affronta in background senza nasconderli ed anzi facendone il perno della comicità strampalata del film. La parte più felice è la prima, in cui vediamo Nicola bambino nei “favolosi anni ‘60” alle prese con i suoi problemi a scuola, con la nonna contadina e con il padre ed i fratelli che lo maltrattano, mentre la madre è stata rinchiusa in manicomio per problemi psichiatrici. L’infanzia di Nicola, che ben presto verrà considerato pazzo e dovrà inventarsi un amico che in realtà non esiste per far fronte alla sua solitudine, è descritta nel film attraverso un immaginario divertente e personalissimo, commentato dalla voce fuori campo di Celestini che, in questa prima parte, non è mai pesante o eccessiva; bellissima, in particolare, la scena dei ragni con Nicola e Marinella bambini.