venerdì 29 aprile 2011

La Passione di Cristo

di Mel Gibson

The Passion of the Christ, USA 2004, religioso, 127'. Con Jim Caviezel, Monica Bellucci, Maia Morgenstern, Mattia Sbragia, Toni Bertorelli, Francesco De Vito, Luca Lionello, Hristo Naumov Shopov, Claudia Gerini, Rosalinda Celentano, Sergio Rubini, Hristo Jivkov, Fabio Sartor, Sabrina Impacciatore, Davide Marotta.

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Locandina italiana

Mel Gibson parte dall’orto del Getsemani, scegliendo di raccontare solo il finale della “più grande storia mai raccontata”. Tutti quegli avvenimenti che in genere, nella filmografia cristologica, vengono risolti in poco più di una ventina di minuti si dilatano in questo modo a dismisura  in due ore abbondanti di pellicola, mentre il compito di riassumere la Parola di Gesù Cristo grava tutto su qualche breve e superficiale flashback. Come dice il titolo, del resto, questa è La Passione di Cristo. Gibson riprende l’ambientazione nel Sud Italia de Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (il film è stato girato per intero in Italia, con esterni a Matera e Craco ed interni a Cinecittà) ed affida la maggior parte dei ruoli secondari ad attori italiani: c’è la Bellucci che fa Maria Maddalena e come al solito non parla molto, anche se l’espressione sofferente le si confà; Rosalinda Celentano che interpreta un Satana di rara pochezza immaginativa; la Gerini che fa la moglie di Pilato, passando dal romanesco di Viaggi di nozze al latino lingua morta; l’Impacciatore che dà vita alla leggendaria Veronica, la donna che asciuga con un panno di lino il volto del Cristo durante la sua salita al Calvario; Sergio Rubini che fa Disma, il ladrone che viene crocifisso alla destra di Gesù.

giovedì 28 aprile 2011

Gainsbourg (Vie héroïque)

di Joann Sfar

Gainsbourg (Vie héroïque), Francia 2010, biografico, 130'. Con Eric Elmosnino, Lucy Gordon, Laetitia Casta, Doug Jones, Anna Mouglalis, Mylène Jampanoï, Sara Forestier, Kacey Mottet Klein, Razvan Vasilescu, Dinara Drukarova, Philippe Katerine, Deborah Grall, Yolande Moreau, Ophélia Kolb, Claude Chabrol.

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Locandina originale

Quando si pensa a Serge Gainsbourg, viene subito in mente la celeberrima canzone Je t’aime… moi non plus che il cantautore francese interpretò con la moglie Jane Birkin suscitando l’intervento della censura francese. Nel biopic che il fumettista Joann Sfar ha dedicato alla sua vita, partendo proprio da una sua opera a fumetti, viene raccontata anche — tra le altre cose — la nascita di quel brano: inizialmente scritto per Brigitte Bardot nel periodo in cui i due intrattenevano una relazione, non venne inizialmente pubblicata proprio su richiesta dell’attrice francese dal momento che costei era sposata con l’uomo d’affari tedesco Gunter Sachs. Poco dopo però Gainsbourg incontrò l’inglese Jane Birkin ed iniziò una nuova relazione con lei: Je t’aime… moi non plus venne quindi interpretata in una seconda versione da Jane Birkin e pubblicata come singolo, provocando il ben noto scandalo e rendendo di riflesso la coppia molto celebre. Nel film di Sfar, il ruolo dell’editore musicale cui i due presentano la canzone è affidato non a caso a un sempre simpatico Claude Chabrol, che con la sua aria bonacciona ha così tanto indagato, attraverso la sua filmografia, l’ipocrisia e il moralismo imperanti all’interno della buona borghesia.

mercoledì 27 aprile 2011

Habemus Papam

di Nanni Moretti

Italia / Francia 2011, commedia, 102'. Con Michel Piccoli, Nanni Moretti, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Margherita Buy, Franco Graziosi, Leonardo Della Bianca,Camilla Ridolfi, Camillo Milli, Roberto Nobile, Gianluca Gobbi, Ulrich von Dobschütz, Dario Cantarelli, Manuela Mandracchia, Teco Celio, Roberto De Francesco, Chiara Causa, Massimo Dobrovic.

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Locandina

Nanni Moretti compone un elogio — insicuro e pieno di dubbi — del diritto all’insicurezza e al dubbio. Siamo a Roma, dove dopo la morte del pontefice si riunisce il conclave col compito di eleggere il nuovo Papa. Dopo alcune fumate nere e contro ogni aspettativa, viene eletto a sorpresa l’anziano cardinale francese Melville. Al momento della pubblica proclamazione, mentre il cardinale protodiacono è in procinto di annunciare — pronunciando la famosa formula latina — il nome del nuovo Papa alla folla dei fedeli riuniti in piazza San Pietro, il neo-eletto ha una violenta crisi di panico e fugge via nello sconcerto generale, interrompendo la cerimonia prima che sia pubblicamente proclamata la sua elezione. Il regista di Bianca e La stanza del figlio parte da questa affascinante immagine — l’uomo che dovrebbe essere guidato dalla mano di Dio e guidare i fedeli a sua volta, che sprofonda nell’insicurezza e nella depressione — per costruire, insieme a Francesco Piccolo e Federica Pontremoli (che firmano nuovamente la sceneggiatura con lui dopo il mediocre e sopravvalutato Il Caimano), un invito un po’ scontato ad un ritorno ad una Fede (e non solo) fatta di più dubbi e meno certezze.

sabato 23 aprile 2011

Breve incontro

di David Lean

Brief Encounter, Gran Bretagna 1945, mélo, 86', b/n. Con Celia Johnson, Trevor Howard, Stanley Holloway, Joyce Carey, Cyril Raymond, Everley Gregg, Marjorie Mars, Margaret Barton.

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Locandina italiana

In questo raffinatissimo e poi più volte imitato film che impose David Lean all’attenzione internazionale, si vedono spesso dei treni attraversare lo schermo. Treni che arrivano e poi subito ripartono, treni che sfrecciano via veloci nella notte, immersi nel biancore inconsistente del loro stesso vapore e dai cui finestrini fuoriesce una luce irreale, accecante, quasi spettrale. In Breve incontro ci sono due esseri che si incontrano e si amano, niente di più, niente di meno: tanto basta a fare cinema. La casalinga Laura ed il chirurgo Alec si conoscono per caso in una stazione ferroviaria e a poco a poco prendono ad incontrarsi, durante i loro trasferimenti quotidiani, decidendo di frequentarsi nonostante siano entrambi sposati. I loro incontri fugaci, al cinema, in un parco, al ristorante, in casa di un amico, sembrano però preda di un destino beffardo che tiene il loro amore appeso a un filo. Tratto dall’omonima commedia per il teatro di Noël Coward (che aveva collaborato con Lean già per ben tre film), Breve incontro è un film intimista e pudico: come gli amanti di un altro capolavoro del mélo, In the mood for love di Wong Kar-Wai, i due protagonisti non hanno certo bisogno di “consumare” la loro relazione extraconiugale per soffrire e sapere di essersi amati. È un film che parla di sentimenti su ogni piano.

domenica 17 aprile 2011

Scream 4

di Wes Craven

Scream 4, USA 2011, horror, 111'. Con David Arquette, Neve Campbell, Courteney Cox, Emma Roberts, Hayden Panettiere, Anthony Anderson, Alison Brie, Adam Brody, Rory Culkin, Marielle Jaffe, Marley Shelton, Mary McDonnell.

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Locandina originale

Lo slasher è uno dei sottogeneri più stupidi e inutili dell’horror, la cui nascita si fa coincidere in genere con il sopravvalutato Halloween (1978) di Carpenter, anche se in realtà il nostro Mario Bava aveva come sempre anticipato tutti con il visionario e intelligente Reazione a catena (1971). La saga interamente diretta da Wes Craven, ed avviatasi nell’ormai lontano 1996, emerge all’interno di questo filone per l’inconsueto mix tra horror/thriller ed autoironia, che include una vera e propria autocritica ed autoparodia; oltre che per un affascinante — proprio perché non serioso — discorso teorico sull’horror che mira a decostruire gli stereotipi del genere dimostrando al contempo allo spettatore che tali stereotipi funzionano ancora. Tutto ciò faceva del primo Scream un film intelligente e pieno di suspense, ma i sequel sono andati prevedibilmente — in accordo a quelle stesse regole che la saga prende in giro — calando sempre di più, di episodio in episodio. L’unica cosa che merita di questo quarto capitolo è l’incipit, con i film nel film nel film incassati l’uno nell’altro. Tutto il resto è già visto e riciclato dai capitoli precedenti (la sceneggiatura torna ad essere firmata da Kevin Williamson).

sabato 16 aprile 2011

The Ward – Il reparto

di John Carpenter

John Carpenter’s The Ward, USA 2010, horror, 88'. Con Amber Heard, Mamie Gummer, Danielle Panabaker, Laura-Leigh, Lyndsy Fonseca, Mika Boorem, Jared Harris, Sydney Sweeney, Sean Cook, Milos Milicevic, Jillian Kramer, Sali Sayler, D.R. Anderson, Susanna Burney, R.J. Hampton.

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Locandina italiana

John Carpenter ritorna al cinema dopo quasi dieci anni (l’ultimo, bellissimo Fantasmi da Marte era del 2001): nel frattempo, solo due episodi per la serie televisiva Masters of Horror, mediocri checché se ne dica. Ed anche questo The Ward è decisamente una delusione. Kristen, una bella e problematica ragazza, si ritrova rinchiusa nel reparto di un ospedale psichiatrico dopo aver bruciato una fattoria, coperta di lividi e tagli, senza nessuna memoria degli eventi precedenti il suo ricovero. Le altre pazienti non riescono a fornirle delle risposte, e Kristen si renderà conto ben presto che il reparto nasconde dei terrificanti segreti: nell’istituto si aggira una terrificante presenza, un fantasma che inizia a eliminare le altre pazienti. Dopo un incipit che fa ben sperare e dei titoli di testa più elaborati della media dei film di oggi, The Ward si accascia ben presto in atmosfere a metà tra Qualcuno volò sul nido del cuculo (il personaggio dell’infermiera di reparto ricalca in modo imbarazzante quello di Louise Fletcher nel film di Milos Forman) ed un horror giapponese fatto di presenze astratte eppure molto concrete. Ma senza una suspense degna di questo nome, senza appunto quella concretezza in grado di rendere verosimile l’inverosimile.

lunedì 4 aprile 2011

Non lasciarmi

di Mark Romanek

Never Let Me Go, Gb / Usa 2010, drammatico, 103'. Con Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Charlotte Rampling, Sally Hawkins, Nathalie Richard, Andrea Riseborough, Domhnall Gleeson, Isobel Meikle-Small, Ella Purnell, Charlie Rowe.

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Locandina italiana

Era da tempo che un film non mi trasmetteva emozioni così forti, tanto intense da sfociare quasi in un dolore fisico acuto e lancinante. Quando ho preso coscienza del destino dei due protagonisti del film, avrei voluto abbandonare la sala, allontanarmi da quel luogo; un po’ come quando di notte si è immersi in un incubo particolarmente vivido ed eppure si conserva ancora la consapevolezza del sogno, e ci si vorrebbe svegliare per mettere fine a quello che si è consci essere “solo” un sogno, ed eppure appare così tangibile e reale. Ogni tanto, per fortuna, capita ancora di andare al cinema, prendere posto nel buio della sala e riuscire — come per miracolo — ad entrare in un film, varcando quei confini che separano il mondo reale dalla finzione: percepire un film con tutti i sensi, senza limitarsi a guardarlo dall’esterno solo con gli occhi, ma vivendolo sulla propria pelle, in prima persona. Ci sono film di cui, al termine della proiezione, non si serba il semplice ricordo della visione di un “film”; ci sono film  di cui si conserva il ricordo dei propri passi che ancora sembrano riecheggiare in quei luoghi; della suola delle proprie scarpe che affonda nell’erba di un prato; dell’aria che si respirava, del calore confortante di un abbraccio; dei pensieri, delle emozioni, delle illusioni provate in “quei” momenti, e poi magari disattese.