mercoledì 27 aprile 2011

Habemus Papam

di Nanni Moretti

Italia / Francia 2011, commedia, 102'. Con Michel Piccoli, Nanni Moretti, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Margherita Buy, Franco Graziosi, Leonardo Della Bianca,Camilla Ridolfi, Camillo Milli, Roberto Nobile, Gianluca Gobbi, Ulrich von Dobschütz, Dario Cantarelli, Manuela Mandracchia, Teco Celio, Roberto De Francesco, Chiara Causa, Massimo Dobrovic.

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Locandina

Nanni Moretti compone un elogio — insicuro e pieno di dubbi — del diritto all’insicurezza e al dubbio. Siamo a Roma, dove dopo la morte del pontefice si riunisce il conclave col compito di eleggere il nuovo Papa. Dopo alcune fumate nere e contro ogni aspettativa, viene eletto a sorpresa l’anziano cardinale francese Melville. Al momento della pubblica proclamazione, mentre il cardinale protodiacono è in procinto di annunciare — pronunciando la famosa formula latina — il nome del nuovo Papa alla folla dei fedeli riuniti in piazza San Pietro, il neo-eletto ha una violenta crisi di panico e fugge via nello sconcerto generale, interrompendo la cerimonia prima che sia pubblicamente proclamata la sua elezione. Il regista di Bianca e La stanza del figlio parte da questa affascinante immagine — l’uomo che dovrebbe essere guidato dalla mano di Dio e guidare i fedeli a sua volta, che sprofonda nell’insicurezza e nella depressione — per costruire, insieme a Francesco Piccolo e Federica Pontremoli (che firmano nuovamente la sceneggiatura con lui dopo il mediocre e sopravvalutato Il Caimano), un invito un po’ scontato ad un ritorno ad una Fede (e non solo) fatta di più dubbi e meno certezze. Se la prima parte infatti, con la minuziosa ricostruzione del conclave, l’elezione del nuovo Papa e il surreale incontro con lo psicoanalista che consegue alla crisi di Melville è all’altezza delle aspettative e sembra avere la funzione di preparare il terreno per i successivi sviluppi, il prosieguo del film purtroppo delude molto, arenandosi ben presto nella descrizione di uno “sconcerto esistenziale” (e di un vagabondare senza meta che, vista anche la presenza di Piccoli, ricorda quasi Compagna di viaggio di Del Monte) che resta davvero troppo vago e ingiustificato per farsi vera coscienza critica. Così come i personaggi soffrono di un’approssimazione inaccettabile, a partire dallo stesso Papa, che risulta pesantemente metaforico nonostante le palesi intenzioni di umanizzazione e l’interpretazione di un pur sempre ottimo Piccoli. Il personaggio di Margherita Buy è giusto una comparsata, mentre Moretti si limita a rifare eternamente se stesso, fino a dissolversi nel nulla ancora prima del protagonista del suo film. Per non parlare dei cardinali, che sembrano tratteggiati con fin troppa moderazione (la scena durante il conclave che ci mostra i loro pensieri, rivelandoci come tutti sperino di non essere eletti Papa, sprigiona addirittura un’infantile ingenuità), moderazione che la presenza del bellocchiano Renato Scarpa (Nel nome del padre) finisce per evidenziare ancora di più. Certo, come al solito non mancano sequenze e battute da antologia, geniali ed incisive nella loro concisa allusività tipicamente morettiana («Cardinale, non esiste più da cinquant’anni palla prigioniera!»), ma per tutto il film si attende invano uno sviluppo che alla fine non arriva mai e che non può certo coincidere con un finale furbetto, che non dando risposte finge di aver posto vere domande. Un film può anche raccontare una crisi senza vie d’uscita, ma di certo tutte le crisi nascondono qualcosa di più profondo di un “deficit di accudimento” (il film si dimostra incapace di scegliere tra una vera stilizzazione ed una vera introspezione, tra commedia e dramma), così come tutte le ribellioni (il gesto di Melville coincide, prima di ogni altra cosa, con la non-accettazione di una decisione che gli viene imposta dall’alto): lo hanno saputo raccontare, con la forza dei veri capolavori, i grandissimi. Categoria cui appartiene sicuramente Nanni Moretti, che però qui eccede in banali metafore (il Papa soffocato dal colletto) e conclude il suo film ancora prima di avere il coraggio di iniziarlo.

Habemus Papam