lunedì 13 settembre 2010

Somewhere

di Sofia Coppola

Somewhere, USA 2010, drammatico, 98'. Con Stephen Dorff, Elle Fanning, Benicio Del Toro, Laura Chiatti, Michelle Monaghan, Laura Ramsey, Robert Schwartzman, Jo Champa, Giorgia Surina, Simona Ventura, Nino Frassica, Maurizio Nichetti, Valeria Marini.

❋❋❋½

Locandina originale

Ammetto di essere andato a vedere il film di Sofia Coppola dopo aver letto alcune recensioni negative, ed aver visto poi il film essere premiato a Venezia con il Leone d’oro. Ci sono andato un po’ per curiosità, per vedere chi aveva ragione. E a mio avviso non aveva ragione né chi diceva che Somewhere era un film brutto e noioso, né chi probabilmente lo ha ritenuto invece un capolavoro, per assegnargli il premio più ambito della kermesse veneziana. Nel film non succede praticamente (letteralmente anzi) niente. Johnny Marco è un famoso attore che soggiorna nel leggendario e lussuosissimo Hotel Chateau Marmont di Los Angeles, in cui perse la vita John Belushi in seguito ad un’overdose. Le sue giornate trascorrono tra lap dancer gemelle che si esibiscono appositamente per lui nella sua camera facendolo addormentare, giri a vuoto in macchina (come quelli che aprono il film), alcol, scopate a destra e a manca, ozio, ozio, ozio. Finché non arriva la figlia undicenne Cleo, che la madre gli affida per prendersi un periodo tutto per sé. Johnny la guarda distrattamente mentre pattina leggiadramente sul ghiaccio — ha i suoi “pensieri” per la testa — finché non la mette a fuoco. Eppure, non si rende conto della vuotezza della sua vita, che non va da nessuna parte. I due partono per andare in Italia a presentare il nuovo film di Johnny, presenziano alla cerimonia televisiva dei Telegatti (!), presentata da Simona Ventura e Nino Frassica, dove viene premiato Maurizio Nichetti e dove poi arriva sculettando Valeria Marini (in queste scene il film tocca quasi vette sublimi, tanto il trash è involontario). Johnny continua a vivere come prima, a non essere, a non esserci. Ad un certo punto scoppia a piangere ai piedi del letto (in precedenza la figlia era rotta in lacrime in macchina), dice di non sentirsi nemmeno umano. Adesso non sa ancora probabilmente dove vuole andare, ma almeno sa che vuole andare da qualche parte (somewhere, appunto); e che si può avere anche a disposizione una Ferrari (una citazione di Toby Dammit di Fellini?), ma se non si ha una meta si rischia di continuare a girare in circolo per tutta la vita. Il film di Sofia Coppola è tutto qui. È poco? Può darsi. Ma ci sono film che non raccontano nulla, eppure non sono noiosi e “inutili”, anzi. Le inquadrature fisse animate solo da lente zoomate non appesantiscono mai il film, che ha un suo strano ritmo, ed inoltre sono funzionali al suo senso ultimo: una vita fatta di continue pause e di un raro, lentissimo movimento che però non muta mai l’oggetto dello sguardo. Se non vi piacciono i film lenti e che (apparentemente) non parlano di nulla, Somewhere non fa per voi; ma se, come me, amate andare al cinema e scoprire ogni volta che un film può parlare di voi e della vostra vita, anche se non ha niente a che fare con voi e con la vostra vita, allora Somewhere è il film giusto per voi.

Somewhere