lunedì 22 novembre 2010

Essi vivono

di John Carpenter

They Live, USA, 1988, fantascienza, 93'. Con Roddy Piper, Keith David, Meg Foster, George 'Buck' Flower, Peter Jason, Raymond St. Jacques, Jason Robards III.

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Locandina italiana

Obbedire; consumare; conformarsi; comprare; restare addormentati; guardare la TV; sottomettersi; no al pensiero indipendente. John Carpenter è un regista geniale e l’idea di partenza di Essi vivono (ispirato al racconto Eight O'Clock in the Morning di Ray Nelson) è a dir poco geniale. John Nada, arrivato a Los Angeles in cerca di lavoro, rinviene in una cappella una scatola piena di strani occhiali da sole. Provandoli, scopre una realtà diversa in bianco e nero: i cartelloni pubblicitari per le strade contengono dei messaggi subliminali e in giro ci sono moltissime persone dall’aspetto simile a quello di zombi. Nada capisce che si tratta di alieni che stanno schiavizzando gli esseri umani senza che questi se ne rendano nemmeno conto, e cerca pertanto un modo per rivelare al mondo la loro presenza. Essi vivono fatica a partire — tutta la parte iniziale del film è superflua — ma quando arriva al dunque colpisce nel segno di un cinema di genere impegnato politicamente (a sinistra ovviamente), come si faceva una volta. L’idea di una classe politica “aliena” che ha conquistato i posti di potere e tiene gli umani sotto controllo tramite i media per raggiungere i propri fini nasceva nel 1988 a Carpenter dall’amministrazione Reagan, ma è inutile dire che purtroppo continua ad essere attualissima ancora oggi (avete capito, no?). Tramite gli occhiali da sole speciali, il protagonista riesce a vedere la verità, che non a caso è in bianco e nero laddove i colori servono solo a nascondere il mondo reale: Carpenter critica in questo modo la MGM di Ted Turner che stava iniziando in quegli anni a colorare elettronicamente i vecchi film in bianco e nero. Insomma, gli spunti interessanti non mancano, anzi, ma il film purtroppo è molto diseguale e non privo di tempi morti. Senza contare che il protagonista Roddy Piper — oltre ad essere anonimo come il resto del cast — è decisamente inespressivo e che i dialoghi sono spesso scadenti; come se non bastasse, il finale è alquanto pasticciato e per niente memorabile. Tutto ciò non impedisce comunque a Carpenter di scatenare a tratti la sua naturale visionarietà (grazie anche alla sempre bella colonna sonora, da lui firmata insieme a Alan Howarth) e di lanciarci un messaggio per niente subliminale: se non ci svegliamo, essi vivono, ma noi no.

Essi vivono