domenica 7 novembre 2010

Giallo

di Dario Argento

Giallo, USA / Italia 2009, thriller, 92’. Con Adrien Brody, Emmanuelle Seigner, Elsa Pataky, Robert Miano, Silvia Spross, Daniela Fazzolari, Byron Deidra, Lorenzo Pedrotti, Taiyo Yamanouchi, Luis Molteni.

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Locandina originale

I film di Dario Argento ormai non deludono nemmeno più. Dopo tutte le oscenità degli ultimi anni, infatti, le aspettative dei suoi fan si sono completamente azzerate. Perché continuare a vederli allora, direte voi? Ebbene, vedere i film di Dario Argento, oggi, è un atto d’amore pari a quello di chi continua a restare accanto al proprio partner anche quando questo, a causa dell’anzianità, ha perso del tutto la ragione. La trama di Giallo segue lo stesso schema a cui i film del nostro hanno ormai deciso di conformarsi: uno spietato assassino di belle donne (sai che novità) imperversa a Torino, e sulle sue tracce si mettono Linda, sorella di una delle donne rapite dal killer, ed Enzo Avolfi, un giovane ispettore con un cupo passato segnato da eventi violenti. Adrien Brody ed Emmanuelle Seigner sono più spaesati che mai, lui è vistosamente imbarazzato mentre lei sembra chiedersi ad ogni inquadratura “Ma cosa ci faccio qui?”. Non li si può certo biasimare. La coproduzione americana — soprattutto visti i due episodi Jenifer e Pelts della serie televisiva Masters of Horror — faceva almeno sperare in una decenza maggiore rispetto alle opere recenti di Argento e, se bisogna dire che comunque non siamo ai livelli del trash più radicale de La terza madre, siamo comunque dalle parti de Il cartaio, il che non è detto che sia necessariamente da preferirsi. Meglio la mediocrità senza freni inibitori oppure la mediocrità trattenuta, che comunque non può ambire nemmeno ad essere all’altezza del più mediocre telefilm? Ai posteri l’ardua sentenza di decidere quale sia il peggior film di Argento. La sua capacità di raggiungere sempre nuove vette di sciattezza cinematografica del resto si affina di film in film, quindi non ci resta che aspettare il prossimo. Per quanto ci riguarda, il Dario Argento grande regista è morto subito dopo Phenomena (1985), ha perso ogni dignità subito dopo Trauma (1993) ed ha smesso definitivamente di essere se stesso subito dopo Nonhosonno (2001): tutto quello che è venuto dopo è particolarmente triste perché ormai non è dato nemmeno sperare in una scena all’altezza del suo nome (com’è penoso dover “rimpiangere” film come La sindrome di Stendhal!), non è dato nemmeno sperare in una parvenza di cinematograficità, tanto è vero che i distributori italiani si sono rifiutati di distribuire Giallo nelle sale (anche loro: come biasimarli, in effetti?). Con Giallo poi scompare anche — non che sia una grossa perdita, anzi — la sceneggiatura di Argento: per la prima volta in un suo lungometraggio non è lui a firmarla, ma Jim Agnew e Sean Keller (ma chi cavolo sono?), così come la colonna sonora è firmata, un po’ a sorpresa, da un certo Marco Werba (ma chi cavolo è?). I temi argentiani o sono scomparsi del tutto (l’estetica dell’assassinio, la purezza virginale che viene a contatto con l’orrore e la perversione, il décor degli interni, il trompe l'oeil ed il particolare rivelatore), oppure vagano ormai liberamente in un magma indistinto: il discorso sulla mostruosità fisica e psicologica e sulla diversità, non essendo più supportato da una struttura fiabesca, assume toni così realistici da suonare quasi fascisti e pertanto non è più condivisibile. Mentre l’ambientazione torinese è ridotta ad una cartolina e le autocitazioni sono disarmanti: passi pure per il finale sui tetti de Il gatto a nove code, ma autocitare l’uccisione della madre davanti agli occhi del bambino da Nonhosonno è davvero sconfortante, anche e soprattutto perché la scena di quel film in fondo non era altro che, a sua volta, un’autocitazione di Profondo rosso. Insomma, siamo al riciclaggio del riciclato: non ci resta, come consolazione, che andarci a (ri)vedere uno degli ultimi film di De Oliveira, Resnais o Bellocchio per ricordarci che, per fortuna, la senilità non implica necessariamente la perdita delle facoltà mentali.

Giallo