sabato 12 marzo 2011

Stone

di John Curran

Stone, USA 2010, drammatico, 105'. Con Robert De Niro, Edward Norton, Milla Jovovich, Frances Conroy, Enver Gjokaj, Pepper Binkley, Liam Ferguson, Linda Boston, Sarab Kamoo, Richard Goteri, Jonathan Stanley, Tevis R. Marcum, Don Cochran, Lamont Bell.

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Locandina originale

Dopo The Score (2001) di Frank Oz, De Niro e Norton tornano nuovamente insieme in un film diretto da John Curran e distribuito in Italia — chissà per quali oscuri motivi — direttamente in home video. Se il film di Oz raggiungeva appena la sufficienza, Stone è una grande delusione e conferma come non sia sufficiente riunire dei grandi attori per fare un grande film. A Jack Mabry, ufficiale addetto alla libertà vigilata dei detenuti prossimo alla pensione, viene affidato il caso del piromane Gerald “Stone” Creeson, che proverà in tutti i modi a convincerlo di essere un uomo cambiato dopo la detenzione per l’omicidio dei nonni (sic!), per poter beneficiare di una liberazione anticipata. Non sarà così semplice, e i tentativi di Stone di influenzare Jack spingendogli tra le braccia la bella moglie Lucetta finiranno per avere dei pessimi risvolti su entrambi, coinvolgendoli in un gioco psicologico che sembra essere senza via d’uscita. John Curran abbandona il mélo del bellissimo Il velo dipinto per dirigere un thriller con ambizioni psicologiche, mentre Edward Norton risfodera un look quasi alla American History X, nonostante la somiglianza tra i personaggi dei due film resti purtroppo tutta a livello di superficie. Stone non possiede infatti certo lo spessore (comunque schematico) del Derek del film di Tony Kaye, e sono in generale tutti i personaggi ad essere tratteggiati qui con grande superficialità e schematizzazione da una sceneggiatura psicologicamente approssimativa (di Angus MacLachlan, basata sulla sua pièce teatrale scritta nel 2000). Milla Jovovich non è mai stata una grande attrice, ma in questo caso la sua recitazione scende davvero sotto il livello di guardia (tenuto conto che il copione non la aiuta di certo), mentre l’interpretazione di De Niro è piatta come il ritmo soporifero del film e Norton si salva come può grazie al buon mestiere, senza trasmettere tuttavia alcuna emozione (il copione non aiuta nemmeno loro, ovviamente). Le ambizioni “mistiche” e l’impianto piattamente televisivo sono in forte contraddizione tra di loro e concorrono insieme, tenendosi strette per mano, al fallimento del film. E al di là delle intenzioni, il mistero più grande che scaturisce alla fine dalla visione di Stone non ha alcunché di spirituale: il quesito che resta senza risposta infatti è — a parte De Niro che ormai ha deciso di svendersi, tra la serie dei Fotter e Manuale d’amore 3 — perché un attore del calibro di Edward Norton debba continuare a buttare troppo spesso al vento il suo talento con filmetti simili.

Stone