di Silvio Soldini
Italia / Svizzera 2010, drammatico, 126'. Con Alba Rohrwacher, Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Teresa Saponangelo, Monica Nappo, Tatiana Lepore, Sergio Solli, Gisella Burinato, Gigio Alberti, Fabio Troiano.
Lo spunto di partenza del film di Silvio Soldini non è certo molto originale, anzi: Anna, che convive con un uomo, e Domenico, sposato con due figli, si incontrano e scoppia la passione. Una passione prima di tutto sessuale (i due non aspettano certo di conoscersi bene prima di consumare), ma che senz’altro parte dal sesso per estendersi anche ai sentimenti. Per fortuna, perché altre volte, finita la visione di film su simili “passioni”, bisogna dire che l’impulso irrefrenabile sarebbe stato di prendere a schiaffi il regista (L’amore ritrovato di Mazzacurati). Insomma, l’amore non è certo riducibile all’amore platonico, ma nemmeno ad una sequenza di scopate: eccheccavolo. Per fortuna, come dicevamo, qui siamo più dalle parti del bellissimo Un amore di Gianluca Maria Tavarelli (perché non si può stare con la persona che si ama?), anche se Soldini cerca di “aggiornare” il tema dell’adulterio con riferimenti alle coppie di oggi che fanno fatica ad arrivare a fine mese: ma l’idea che emerge da una battuta (didascalica) di Favino verso la fine, che solo chi ha i soldi possa permettersi di risposarsi più volte e quindi di essere felici, oltre a suonare un po’ ingenua — non sono certo i soldi che renderebbero felici Anna e Domenico — è anche un po’ in contraddizione con il film stesso, siccome la passione amorosa viene vissuta dai due innanzitutto come una “fuga impossibile” dai problemi, anche economici, della loro vita di coppia. Tanto è vero che quando Domenico finalmente ha un po’ di soldi, la situazione non è certo risolta e arriva semmai a un punto di rottura. Ma cos’è allora che Anna e Domenico vogliono di più? In fondo, entrambi hanno già una vita più che soddisfacente e qualcuno da amare e da cui essere amati; quello che ad un certo punto entrambi desiderano è, ovviamente, il fremito della novità contrapposto alla pura routine. Vivere degli attimi presenti non può appagarli, ma risposarsi non li renderebbe felici: probabilmente, vorrebbero poter azzerare le loro vite precedenti, del resto una delle più grandi verità sull’amore l’ha detta Wong Kar-Wai nel suo capolavoro 2046: «Nella vita il vero amore si può mancare, se lo si incontra troppo presto o troppo tardi». La sceneggiatura di Cosa voglio di più procede per una sottrazione spesso eccessiva e talvolta in modo troppo stereotipato (le scene tra Favino e la Saponangelo sembrano uscite da un film di Gabriele Muccino), ma i due protagonisti sono affiatati e convincenti e contribuiscono primariamente, insieme al resto del cast, al successo del film.