domenica 10 ottobre 2010

Quella sera dorata

di James Ivory

The City of Your Final Destination, USA 2009, drammatico, 117'. Con Anthony Hopkins, Charlotte Gainsbourg, Laura Linney, Omar Metwally, Hiroyuki Sanada, Norma Aleandro, Alexandra Maria Lara, Kate Burton, Norma Argentina, Eliot Mathews.

❋❋½

Locandina italiana

James Ivory è stato, in passato, un grande regista. Come ogni regista, ha i suoi pregi ed i suoi difetti: le sue famose ricostruzioni ambientali sono sempre impeccabili (tanto da indurre molti a scambiarlo per un regista inglese, mentre in realtà è californiano), gli attori sovente strepitosi, ma la sua cura maniacale dei dettagli e la sua tendenza a soffocare i sentimenti — al pari delle società che spesso descrive — possono farlo sembrare freddo. Con Quella sera dorata adatta il romanzo omonimo di Peter Cameron, la traduzione del cui titolo originale è un verso di una poesia di Elizabeth Bishop che viene citata nel libro, ma di cui nel film non v’è traccia (il titolo italiano del film risulta dunque incomprensibile senza aver letto il libro). Omar Razaghi è uno studente di origini iraniane che si è diplomato all’università del Colorado. Gli viene assegnata una borsa di studio per scrivere la biografia ufficiale dello scomparso scrittore latino-americano Jules Gund. Quando la Fondazione Gund gli nega l’autorizzazione, allora Omar, su consiglio della sua fidanzata Deirdre, si reca in Uruguay per incontrare gli eredi — la vedova, il fratello e la giovane amante del defunto — e chiedere loro di cambiare idea. Il tema è quello classico dello straniero che entra in contatto con una realtà chiusa a lui sconosciuta e che vi penetra a poco a poco fino ad insediarvisi definitivamente, cambiando anche la vita di quelli che la popolano. Ivory intreccia spinte esotiche a lui congeniali con altre più romantiche (la gondola veneziana trasportata in Uruguay dai genitori del defunto scrittore) e azzecca ancora una volta un’ambientazione perfetta ed un cast all’altezza, con in testa una meravigliosa Charlotte Gainsbourg (che recita ad ogni livello con tutto il corpo) ed una minacciosa e infelice Laura Linney; mentre forse solo Anthony Hopkins non risulta pienamente a suo agio nell’interpretare un gay che ha adottato il suo compagno per poterlo portare con sé in Uruguay, ed è quindi  lungi dal ripetere la sua performance in Quel che resta del giorno. Ivory, che ha fatto sognare generazioni di omosessuali regalando loro uno dei primi (se non il primo) happy end del cinema gay (Maurice), sembra infatti qui piuttosto goffo nel descrivere il rapporto tra Hopkins ed il suo compagno, forse anche vista la differenza di età. Nonostante ciò, il film si fa vedere piacevolmente per gran parte della sua durata, incentrandosi quasi esclusivamente sulla descrizione dei personaggi, piuttosto che sulla trama (poco importa se Omar riuscirà a scrivere la sua biografia o no) o sulla rievocazione del defunto scrittore. Solo verso la fine, Ivory (forse spaventato dal possibile côté mélo) sembra accelerare troppo frettolosamente verso la conclusione, con buchi narrativi e con notazioni umoristiche che sono in contrasto con il resto del film. Insomma: non è certo il James Ivory di Casa Howard o Maurice, ma nemmeno quello ultra-involuto di Le divorce.

Quella sera dorata