di Walter Hill
The Driver, USA 1978, azione, 92'. Con Ryan O’Neal, Bruce Dern, Isabelle Adjani, Ronee Blakley, Matt Clark, Frank Bruno, Felice Orlandi.
I personaggi del film di Walter Hill non hanno nome e vengono indicati solo con il ruolo che svolgono. Driver è un esperto guidatore di auto di cui la malavita si serve per sfuggire agli inseguimenti della polizia dopo un colpo. Alle sue costole c'è il Detective, che non è mai riuscito a incastrare il suo avversario. Deciso a prenderlo ad ogni costo, il Detective ricatta alcuni pregiudicati costringendoli a compiere una rapina, sperando di poter prendere Driver con le mani nel sacco. Per evitare di farsi ingannare dai banditi, Driver si serve della Giocatrice, una ragazza conosciuta per caso che gli aveva dimostrato fedeltà negando di conoscerlo nel corso di un confronto. Dei personaggi di Driver l’imprendibile non sappiamo davvero nulla. Non sappiamo chi sono, non sappiamo che passato hanno alle spalle, non sappiamo a che cosa vanno incontro. Il plot, di suo, non brilla certo per originalità. Rapine, inseguimenti in auto, complicità, tradimenti, denaro sporco, scambi di valige, trappole. Che cos’è allora a farne un grande film? L’ambiguità, senza dubbio. Walter Hill sovverte le regole del genere, e contrappone momenti concitati (gli spettacolari inseguimenti in auto) ad altri all’insegna di atmosfere decisamente più rarefatte, con dialoghi ridotti all’osso, ambientazioni perennemente notturne, ed uno speculare rallentamento dell’azione. I personaggi del film si muovono, ora più lentamente ora più rapidamente, in una notte perenne. Non ci sono accenni di romance nonostante nel film ci sia senz’altro qualcosa di romantico: non c’è spazio per l’amore, in questa notte. Dei personaggi di Driver l’imprendibile non sappiamo nulla — dicevamo — e Walter Hill gioca tutto sull’ambiguità, sul non detto o sul suggerito, confidando nell’attenzione e nell’intelligenza dello spettatore (cosa rara in un film d’azione). Driver guida per il denaro: forse sì, forse no. Senza dubbio, fugge. È abilissimo nel fuggire. È anzi forse l’unica cosa che sa fare davvero bene: non prende parte ai colpi cui partecipa se non dal momento in cui ha inizio la fuga. Ad un certo punto nel film, Driver paragona la Giocatrice a se stesso e lei gli fa notare che se lei perde, resta senza soldi, ma che se a perdere è invece lui, finisce in galera. Nella vita ci sono giochi più o meno seri. Già, nella vita. Dei personaggi di Driver l’imprendibile non sappiamo nulla, se non che si muovono solo per il denaro, com’è normale in un film d’azione. O forse no? In fondo, la laconica inespressività di Ryan O’Neal (ripresa poi da un altro Ryan, Gosling, in Drive di Nicolas Winding Refn, ovvio debitore di questo film) ed Isabelle Adjani — più che perfette le loro interpretazioni, accanto ad un efficace Bruce Dern — suggerisce il contrario. Come nel gioco d’azzardo, si può giocare per arricchirsi, o per il gusto di vincere. Oppure si può fuggire. Il gioco di Walter Hill è talmente raffinato e intelligente, che qualcuno, alla fine di questo film, potrebbe addirittura illudersi di aver visto un film d’azione.