sabato 28 agosto 2010

La leggenda del pianista sull’oceano

di Giuseppe Tornatore

Italia 1998, drammatico, 165'. Con Tim Roth, Pruitt Taylor Vince, Mélanie Thierry, Bill Nunn, Clarence Williams III, Peter Vaughan, Gabriele Lavia.

❋❋½

Locandina

Il cinema di Giuseppe Tornatore ha due anime. La prima è rappresentata da film piccoli, intimisti, che nascondono più o meno in profondità un lato oscuro, talvolta pessimista. La seconda invece è rappresentata da opere di più ampio respiro (dal punto di vista della durata così come dello sforzo produttivo) in cui è evidente la voglia del regista di stupire ed emozionare ad ogni costo, a discapito di quell’intimismo che è il suo principale punto di forza. Tra queste due anime preferiamo, decisamente, la prima — alla quale purtroppo non appartiene La leggenda del pianista sull’oceano. Il 1° gennaio del 1900, Danny Boodman, un macchinista nero del transatlantico Virginian, trova un neonato abbandonato in una cassetta di limoni nella prima classe della nave. Gli dà come nome il proprio, aggiungendovi la dicitura presente sulla cassetta in cui lo ha trovato (“T.D. Lemon”) ed il secolo appena iniziato (“Novecento”): Danny Boodman T.D. Lemon Novecento cresce a bordo della nave, impara da autodidatta a suonare il piano, e diventa il pianista del Virginian, suonando per i passeggeri durante le serate, nonché per conto proprio, in terza classe, con un altro pianoforte.

giovedì 26 agosto 2010

Battle Royale

di Kinji Fukasaku

Batoru rowaiaru, Giappone 2000, azione, 114'. Con Tatsuya Fujiwara, Aki Maeda, Tarô Yamamoto, Masanobu Ando, Takeshi Kitano.

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Locandina originale

Diceva Alejandro Jodorowsky che certi film orientali (e citava ad esempio L’isola – Seom di Kim Ki-duk e Visitor Q di Takashi Miike) li si guarda fotogramma per fotogramma a bocca aperta, senza credere sia possibile che stia davvero accadendo ciò cui si assiste, tanto sono estreme le situazioni che vengono proposte. Questo Battle Royale, tratto dal romanzo omonimo di Koushun Takami pubblicato nel 1999, ci sembra appartenere a tal categoria. Siamo in un futuro prossimo, nel quale i giovani giapponesi sono diventati troppo esagitati, e la popolazione adulta sta perdendo lentamente la sua autorità, soprattutto in ambiente scolastico. Per disciplinarli viene emanato il “Battle Royale Act” (!): ogni anno viene scelta a caso una scolaresca, e catapultata su di un’isola deserta. Qui gli studenti sono costretti a cimentarsi in un crudele gioco di sopravvivenza, nel quale — dotati ciascuno di un’arma diversa, più o meno potente — sono spinti ad uccidersi a vicenda, siccome solo l’ultimo sopravvissuto potrà tornare sano e salvo a casa.

mercoledì 25 agosto 2010

Dal tramonto all’alba

di Robert Rodriguez

From Dusk Till Dawn, USA 1996, horror, 108'. Con George Clooney, Harvey Keitel, Quentin Tarantino, Juliette Lewis, Salma Hayek.

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Locandina italiana

È un film simpatico, Dal tramonto all’alba. Inizia come un qualsiasi film di gangster, e dopo un’oretta vira, inaspettatamente, nell’horror. I fratelli Gecko — il fascinoso Seth (George Clooney, al suo primo ruolo da protagonista sul grande schermo) e lo psicopatico Richard (Quentin Tarantino, che ha scritto il film) — sono dei pericolosi criminali ricercati per rapina ed omicidio plurimo. Prendono in ostaggio una innocente famigliola (le famigliole sono sempre innocenti, in film simili) composta da un papà (ex-)pastore e da figlioletto e figlioletta. Grazie alla loro collaborazione riescono a passare la frontiera e a giungere in Messico, dove si dirigono al “Titty Twister”, un torbido locale di spogliarelliste aperto dal tramonto all’alba dove li attende, l’indomani, un incontro col misterioso Carlos che promette loro salvezza in cambio di una percentuale del bottino. Ma è proprio a questo punto che i malcapitati scoprono qualcosa che non sveliamo, ma che se volete potete intuire abbastanza facilmente dalla locandina: italiana, siccome quella originale è, giustamente, meno esplicita.

lunedì 23 agosto 2010

Persona

di Ingmar Bergman

Persona, Svezia 1966, drammatico, 79', b/n. Con Bibi Andersson, Liv Ullmann, Margaretha Krook, Gunnar Björnstrand, Jörgen Lindström.

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Locandina italiana

“Dramatis persona” è una locuzione latina usata per definire la maschera indossata dall’attore a teatro. Elisabeth Vogel è una famosa attrice che mentre interpretava a teatro l’Elettra di Sofocle è stata improvvisamente presa da un incontenibile desiderio di ridere, e da allora ha incominciato a rifiutarsi di parlare, chiudendosi in un ostinato mutismo. Alma è l’infermiera che dovrà assisterla. La terapia consigliata dalla dottoressa è il riposo assoluto in una casa al mare su un’isola deserta (l’isola di Fârö, dove Bergman è vissuto fino alla sua morte). Qui le due donne intessono un rapporto che si fa via via più profondo ed enigmatico: Alma confessa segreti sempre più intimi alla sua paziente, e a poco a poco i loro ruoli tendono a ribaltarsi e a sovrapporsi. Persona è uno dei film più sperimentali di Bergman: si apre con una memorabile sequenza onirica, ma è soprattutto l’intreccio che — all’apparenza molto semplice e lineare — si rivela progressivamente meno cristallino di quanto inizialmente, anche a causa di alcuni dialoghi un po’ didascalici che sono tra le poche pecche del film, potrebbe sembrare.

venerdì 20 agosto 2010

L’immagine del desiderio

di Bigas Luna

La femme de chambre du Titanic, Francia / Italia / Spagna 1997, erotico, 100'. Con Olivier Martinez, Romane Bohringer, Aitana Sánchez-Gijón, Didier Bezace, Aldo Maccione.

❋❋½

Locandina italiana

Per Bigas Luna, l’erotismo è immaginazione. Horty è un operaio in una fonderia della Lorena, e gli capita un colpo di fortuna: vince un concorso interno alla sua fabbrica che mette in palio un invito per assistere alla partenza del Titanic (non aspettatevi gli effetti speciali del film di Cameron, che tra l’altro curiosamente è dello stesso anno), a Southampton. Qui conosce Marie, giovane cameriera che sta per imbarcarsi sulla nave e che non sa dove sistemarsi per la notte; Horty le propone quindi, dopo un attimo di esitazione,  di condividere la camera. Questa situazione iniziale — il protagonista e la cameriera del Titanic che condividono la camera, e non solo — non è altro che l’inizio del film, che ruota tutto intorno a questa immagine, che è l’immagine del desiderio del titolo italiano. Ricordata, trasformata, messa in scena a teatro, fantasticata, desiderata, modificata ancora una volta, la notte tra Horty e la cameriera (che lui crede essere morta nel naufragio del transatlantico) viene rievocata in tutte le salse possibili: anche troppe, vista la ripetitività che il film purtroppo assume in tutta la seconda parte.

Aurora

di Friedrich W. Murnau

Sunrise: A Song of Two Humans, USA 1927, drammatico, 94', b/n. Con George O'Brien, Janet Gaynor, Margaret Livingston.

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Locandina originale

Il primo film americano di Murnau è stato definito da François Truffaut «il più bel film della storia del cinema» e, nonostante sulle classifiche si possa essere d’accordo o meno (raramente lo si è), difficile è senz’altro negare la bellezza di questo capolavoro del cinema muto, e non solo. Aurora sembra partire come uno dei tanti adulteri con delitto che il cinema avrebbe poi raccontato spesso (per dirne uno, Ossessione di Visconti): l’Uomo si innamora della Donna della Città, e lei allora fantastica l’uccisione della Moglie, per annegamento. Lui esita, anzi quasi strangola l’amante (in una delle scene più famose del film, quella nel canneto), ma alla fine sembrerebbe cedere alla sua idea, decidendo di portare la moglie in gita al lago. A questo punto un colpo di scena fa cambiare improvvisamente tono al film, che coraggiosamente decide di non prendere la strada più prevedibile. Murnau appesantì con dieci chili di piombo le scarpe dell’attore protagonista nella scena sulla barca, quando lui sta per strangolare lei, in modo che assumesse un’aria più minacciosa.

lunedì 16 agosto 2010

Antichrist

di Lars von Trier

Antichrist, Danimarca / Germania / Francia / Svezia / Italia / Polonia 2009, drammatico, 108'. Con Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg.

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Locandina originale

Iniziamo con una premessa: chi scrive non ha alcun pregiudizio nei confronti di Lars von Trier e, pur non avendo visto tutti i suoi film, ne ama alcuni (su tutti, Dancer in the Dark, ma anche The Kingdom e Dogville) mentre considera esageratamente idolatrati, dalla critica così come dai cinefili, altri (Le onde del destino). Insomma, von Trier non è certo Dreyer e, anche se lui finge di non saperlo, in realtà lo sa molto bene. Tanto è vero che, di tanto in tanto, avverte il bisogno di inventarsi “qualcosa” di originale o scioccante, quasi a voler rimarcare il suo status di artista, e questo “qualcosa” può essere il Dogma con le sue regole tanto ferree quanto insensate (e poi infatti subito messe da parte), la brutale esecuzione di una condannata a morte, una scenografia teatralmente e follemente scarna ed essenziale, oppure — come in questo caso — l’ormai abusato cocktail sesso & violenza, più una volpe parlante che sentenzia «Il caos regna!», il che fa tanto geniale ovviamente (ricordate i conigli di INLAND EMPIRE di Lynch, vero?).