domenica 23 gennaio 2011

Hereafter

di Clint Eastwood

Hereafter , USA 2010, drammatico, 129'. Con Matt Damon, Cécile De France, Jay Mohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren, Richard Kind, Jenifer Lewis, Steve Schirripa, Lyndsey Marshal, Mylène Jampanoï, Marthe Keller.

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Locandina originale

A Clint Eastwood va riconosciuto il merito di aver tentato, con Hereafter, la strada di un cinema molto diverso da quello cui ci aveva abituati. La terrificante sequenza d’apertura — che ricostruisce il celebre tsunami del 2004 — potrebbe appartenere infatti ad un film di Roland Emmerich. Tuttavia, nonostante il suo angosciante incipit, Hereafter non è certo un film catastrofico (dal quale, come in Emmerich appunto, sarebbe lecito aspettarsi niente più che un infantile divertimento distruttivo). È, invece, un film molto più ambizioso, che mira ad indagare uno dei più grandi misteri della vita umana: che cosa ci aspetta dopo la sua conclusione? Lo fa (tenta di farlo) attraverso le storie di tre personaggi, le cui esperienze finiranno per intrecciarsi: George Lonegan è un operaio di San Francisco che può comunicare con i morti ma che vive le sue facoltà sensitive come una condanna che gli impedisce di vivere la propria vita; Marie è una giornalista di Parigi che è passata attraverso uno stato di pre-morte durante uno tsunami; Marcus è un bambino di Londra che, senza poter contare più sulla presenza rassicurante del fratello gemello, che è morto in un incidente stradale, né della madre, che è tossicodipendente, si ritrova completamente solo. Premesso che chi scrive non crede in qualsivoglia forma di vita ultraterrena, in ogni caso un film resta un film, e come tale va preso. Non sono pochi, del resto, i film che hanno — più o meno direttamente — usato come pretesto l’idea di un aldilà per interrogarsi sul significato di questa vita, terrena e quotidiana. Per citarne uno dei più recenti, Amabili resti di Peter Jackson, che si sforzava almeno di affrontare il tema con originalità e inventiva, nonostante i suoi risultati coincidessero solo in parte con le ambizioni. I due film sono accomunati da un plot molto new age che in entrambi i casi prometteva male già a partire dalla carta. Previsione che si è rivelata purtroppo completamente fondata nel caso di Hereafter: non appena le anime dall’aldilà iniziano a materializzarsi sullo schermo sotto forma di ombre sfocate accompagnate dai soliti suoni sinistri in colonna sonora, le speranze di essere di fronte a un bel film iniziano lentamente a sfumare. Lentamente perché si potrebbe benissimo ingurgitare tutto lo scontatissimo apparato paranormale, se solo i personaggi pulsassero di vera umanità. Ma a partire dal protagonista — cui la sceneggiatura cerca di conferire invano un po’ di travaglio interiore attraverso l’idea non proprio originale del “dono” vissuto come condanna — i personaggi di Eastwood suonano invece parecchio stereotipati e fasulli. Così come la collaudata struttura narrativa delle vite parallele che ad un certo punto si intersecano è quasi completamente incapace di trasmettere qualsiasi emozione, e la mancanza di stile della regia di Eastwood, da troppi scambiata per “classicità” (e in questo caso addirittura adagiata sul più bieco mainstream hollywoodiano, non a caso produce Spielberg), non fa che peggiorare le cose. Il resto lo fanno l’inespressività “senza via di scampo” di Matt Damon ed un’irritante colonna sonora composta dallo stesso regista, che ormai sembra aver deciso di riproporre più o meno le stesse note per ogni suo film, indipendentemente dal genere. “È l’ennesimo capolavoro”, hanno esultato in tanti. Ma un capolavoro è un film che ti scolpisce l’anima, non un prodotto pseudo-autoriale esangue e programmaticamente lacrimevole, nonché inconcludente (lo scrive chi non si stancherà mai di versare lacrime per i finali di Un mondo perfetto e I ponti di Madison County). A dispetto della critica, per noi il migliore tra gli ultimi film di Eastwood resta Changeling, sbrigativamente catalogato come film “minore” e tuttavia molto più necessario e commovente di tanti altri titoli osannati.

Hereafter