di Peter Del Monte
Italia 1989, fantastico, 104'. Con Jennifer Connelly, Gary McCleery, Laurent Terzieff, Olimpia Carlisi, Mario Marozzi, Donald Hodson, Charles Durning.
Dopo i ben più famosi C’era una volta in America e Phenomena, Jennifer Connelly girò un terzo film in Italia, con Peter Del Monte. La sua bellezza era ancora virginale e intatta, anche se Étoile non è decisamente all’altezza dei capolavori di Leone ed Argento. È un film curioso, tuttavia, ed anche del tutto anomalo nel panorama del cinema italiano, in cui i film fantastici scarseggiano. Partita da New York con la speranza di essere ammessa ad una scuola di ballo di Budapest, diretta dall’anziano e celebre coreografo Sandor, la graziosa Claire rifugge alla selezione e conosce Jason, un giovane antiquario americano. Visitando un parco cittadino scopre una villa abbandonata ancora piena di ricchi costumi da scena. La villa era la dimora di Nathalie Horvath, ballerina morta nel 1895 e, a poco a poco, Claire si identifica con lei ed il suo mondo. Étoile parte come un film alla Dario Argento, con l’americana che arriva in una Mitteleuropa ostile e misteriosa, arcana e tenebrosa. Non a caso, tra gli sceneggiatori figura anche Franco Ferrini, insieme a Del Monte e Sandro Petraglia. Poi s’inerpica su strade impervie cercando di costruire un mondo al di là dello spazio e del tempo, un’altra dimensione in cui un teatro abbandonato si popola di un pubblico d’epoca per una macabra rappresentazione de Il lago dei cigni di Tchaikovskij. Lo spunto è molto interessante — Darren Aronofsky lo riprenderà vent’anni dopo per il suo Il cigno nero — ma purtroppo i personaggi non presentano alcuno spessore e la regia del pur bravo Del Monte non è assolutamente in grado di rendere in qualche modo credibile (dunque inverosimile, irreale) la situazione fantastica come la materia trattata richiederebbe. Quel che è peggio, non v’è nulla dietro una vicenda che finisce per risultare inconsistente e un po’ fine a se stessa. Jennifer Connelly è brava oltre che bella, ma il suo coprotagonista non è alla sua altezza. E il film finisce proprio quando inizia a diventare interessante, nonostante cadute nel ridicolo involontario (il cigno nero). L’unica cosa che si salva di Étoile è la confezione, che non è certo da buttare, eppur questo non basta.