domenica 3 luglio 2011

Il Caimano

di Nanni Moretti

Italia / Francia 2006, drammatico, 112'. Con Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Nanni Moretti, Elio De Capitani, Dario Cantarelli, Antonio Catania, Cecilia Dazzi, Martina Iero, Luisa De Santis, Giacomo Passarelli, Daniele Rampello, Toni Bertorelli, Anna Bonaiuto, Valerio Mastandrea, Giuliano Montaldo, Tatti Sanguineti, Jerzy Stuhr, Michele Placido, Paolo Virzì, Paolo Sorrentino, Carlo Mazzacurati, Antonello Grimaldi, Stefano Rulli, Antonio Petrocelli, Paolo De Vita, Giancarlo Basili, Lorenzo Alessandri, Giovanna Nicolai, Matteo Garrone.

❋❋½

Locandina

Il Caimano è un film almeno tre volte inutile. È inutile perché è un film su Silvio Berlusconi e sulle sue origini politiche che si limita ad enunciare verità del tipo “i soldi di Berlusconi non sono piovuti dal cielo” oppure “Berlusconi entrò in politica per non andare in galera”: capirai che scottanti rivelazioni da cinema di denuncia impegnato (quello alla Elio Petri che non a caso viene evocato nel film). È inutile perché è un film su una crisi di coppia che non riesce mai a distaccarsi dalle solite banalità trite e ritrite sul tema (a partire dai problemi che per i figli possono derivare da una separazione), nonostante certe scene che si vorrebbero strazianti (il maglione di Margherita Buy distrutto dalla gelosia di Silvio Orlando). È inutile perché è l’ennesimo, noioso film sul cinema nel cinema per il quale non sarebbe il caso di scomodare Fellini e il suo , se non per maledirlo del suo nefasto effetto a livello di proseliti. Un produttore cinematografico di film di serie B, Bruno Bonomo, che negli anni Settanta si dedicava al cinema trash con la moglie, attraversa un momento difficile, sia professionalmente sia umanamente: la sua casa produttrice è sull’orlo del fallimento ed il suo matrimonio sta andando in pezzi. La sua unica ancora di salvezza sembra essere il copione di una giovane regista, Teresa, che decide di girare un film intitolato Il Caimano, film che vuole raccontare la storia di Silvio Berlusconi. Il Caimano è un film che ha tre sotto-trame che non funzionano l’una indipendentemente dall’altra e funzionano ancor meno una volta messe insieme: se l’obiettivo, molto programmatico e comunque al di fuori di quelle che dovrebbero essere le “missioni” del cinema, è realizzare un film contro Berlusconi alle porte delle elezioni politiche (il film uscì il 24 marzo 2006), il matrimonio in crisi tra Orlando e la Buy — entrambi bravi come sempre, anche se per nulla credibili come coppia — serve invece a Moretti per mescolare, come di consueto ma con ben minore spirito critico di un tempo e ben maggiore superficialità, crisi pubbliche e crisi private; mentre la parte del cinema-nel-cinema gli permette di includere, in modo molto furbescamente preventivo, tutte le critiche possibili al suo film. Ma se Fellini si prendeva beffe dei critici mentre girava un capolavoro, qui Moretti si limita ad anticipare alcune critiche più che lecite («Un film su Berlusconi proprio no: tutti sanno già tutto su Berlusconi, chi voleva sapere sa, poi chi non vuole capire… Cosa vuoi informare di più, si sa tutto. E comunque ha già vinto; Berlusconi vent’anni fa, trent’anni fa con le sue televisioni ci ha cambiato la testa. E poi comunque io non sono d’accordo, c’è qualcosa nella vostra sceneggiatura che non mi convince… c’è lì quello che il pubblico di sinistra vuole sentirsi dire»). Che cosa si salva dunque? Innanzitutto, sono apprezzabili i tentativi di distaccamento dal cinema precedente del regista, che riduce la propria presenza a due brevi comparsate e guarda, nel mettere in scena i film trash di Bruno Bonomo, ad Almodóvar e Tarantino, pur senza averne l’estro figurativo (anche se Margherita Buy nei panni di Aidra, una supereroina alla Kill Bill che ammazza avversari con bandiere rosse, forconi, acqua bollente, aragoste incattivite, è da antologia). In secondo luogo, bisogna ammettere che in ogni caso la parte dedicata al “Caimano” — appellativo che fu Franco Cordero, in un suo editoriale del 2002 su La Repubblica, ad appioppare per la prima volta a Berlusconi — è senz’altro la più riuscita e incalzante, grazie anche alla bella colonna sonora di Franco Piersanti, che torna a lavorare col regista a ventitré anni di distanza da Bianca; e che in particolare il finale, che aspira ad essere profetico (e parzialmente si è già rivelato tale), è da antologia. Mentre la sceneggiatura, scritta a sei mani da Moretti insieme a Federica Pontremoli e Francesco Piccolo come quella del successivo Habemus Papam, resta di certo il limite più grande del film, faticando ad amalgamarne le diverse anime e peccando spesso di imperdonabile superficialità (l’“Italietta” del produttore polacco interpretato da Jerzy Stuhr), così come il cast sembra mancare di una direzione d’insieme: il migliore è Toni Bertorelli nei panni di Indro Montanelli, la peggiore Jasmine Trinca, forse troppo fuori parte per riuscire a risultare convincente. E se gli spunti interessanti comunque di certo non mancano, con quattro Berlusconi diversi (De Capitani, Placido, Moretti nonché l’originale in video di archivio), così come le idee divertenti, alla fine non si può non rimanere con l’amaro in bocca per il ricordo di quella gloriosa stagione del cinema italiano in cui i nostri autori più impegnati erano contemporaneamente in grado di essere molto più graffianti e lucidi e, soprattutto, di fare grande cinema.

Il Caimano