di Adrian Lyne
Flashdance, USA 1983, musicale, 95'. Con Jennifer Beals, Michael Nouri, Lilia Skala, Sunny Johnson, Kyle T. Heffner, Lee Ving, Ron Karabatsos, Belinda Bauer, Malcolm Danare, Philip Bruns, Micole Mercurio.
«…Flashdance si chiamava quel film che mi ha cambiato definitivamente la vita…»: così Nanni Moretti nel suo Caro diario (1993) omaggiava — con entusiasmo forse un po’ eccessivo e con tanto di breve cameo della protagonista Jennifer Beals (!) — il film molto 80s style di Adrian Lyne. Alex, moderna ragazza diciottenne, lavora come saldatrice in una grande officina di Pittsburgh, in Pennsylvania, e la sera arrotonda il salario ballando la flashdance in un locale notturno. Tuttavia, il suo sogno è fare la ballerina di professione e a sostenerla nell’idea c’è Hanna, un’anziana amica ex danzatrice classica. Nel frattempo, Alex fa conoscenza con Nick, il suo giovane datore di lavoro, divorziato. Tra i due si instaura un rapporto che sembra destinato a durare, fino a quando lei non viene a sapere che Nick sfrutta le sue conoscenze per facilitarle l’entrata nell’accademia di danza. Alex rompe l’amicizia, offesa nel suo orgoglio personale, ma poi ci ripensa, si pente, rifà pace e decide di affrontare il provino di ammissione... Flashdance ha una trama esile esile: ragazza costretta a lavorare come saldatrice per guadagnarsi da vivere e che ha un sogno nel cassetto, s’impegna per farlo diventare realtà. Una trama che, per la compresenza di due mondi agli antipodi come l’acciaieria in cui lavora di giorno Alex ed il locale in cui si “annulla” (come lei stessa afferma) esibendosi di notte, rischia di ricordare oggi quasi Dancer in the Dark (2000) di Lars von Trier, anche se le somiglianze sono ovviamente solo di superficie: laddove von Trier calerà la sua eroina in un mondo ostile e ingiusto lasciandole nel contempo la salvifica (nell’immaginazione) via di fuga del musical, il sogno di Flashdance è qualcosa di molto più vicino ad una certa idea americana di successo, e corrisponde al voler realizzare le proprie aspirazioni: «Chi rinuncia ai propri sogni è destinato a morire», dice Nick. Nel film Alex i suoi sogni li realizza con forza di volontà, fatica e sudore (memorabile l’“allenamento” di Alex ritmato dalla martellante “Maniac” di Michael Sembello), ma anche con un pizzico di fortuna, incontrando le persone giuste e mettendo da parte il proprio orgoglio al momento giusto. Scritto da Thomas Hedley e Joe Eszterhas, Flashdance vanta una protagonista perfetta rimasta nell’immaginario collettivo, canzoni accattivanti che non si dimenticano (a partire dal premio Oscar “Flashdance... What a Feeling” di Giorgio Moroder, che firma la colonna sonora) ed esibizioni spesso in originale fuori-sincrono con la musica. Ci sono molte imperfezioni narrative, cadute nel cattivo gusto a causa di un imbarazzante sense of humour e di un erotismo tipicamente alla Lyne (di cui si può tollerare l’erotismo patinato, ma Alex che succhia l’aragosta nel ristorante è una forzatura che stona col suo personaggio), un lieto fine scontatissimo ed anche un po’ troppo affrettato. Ma Jennifer Beals è bella, brava e simpatica, e tanto basta.