di Tim Blake Nelson
Leaves of Grass, USA 2009, commedia, 105'. Con Edward Norton, Keri Russell, Tim Blake Nelson, Susan Sarandon, Richard Dreyfuss, Lucy DeVito, Kent Jude Bernard, Amelia Campbell, Leo Fabian, Tina Parker, Ty Burrell, Pruitt Taylor Vince.
Edward Norton è stato candidato all’Oscar per la sua interpretazione d’esordio in Schegge di paura, dove era un chierichetto con gravi sdoppiamenti di personalità che veniva accusato di omicidio. In Fight Club di David Fincher si è confrontato nuovamente con il tema del doppio, al fianco di Brad Pitt. Sulla carta, quindi, questo Fratelli in erba — il titolo affibbiatogli dai distributori italiani ovviamente sottolinea l’aspetto commedia, mentre quello originale cita la più famosa raccolta di poesie di Walt Whitman — poteva essere interessante. Norton interpreta infatti due fratelli gemelli, Bill e Brady Kincaid: il primo è un professore di filosofia alla Ivy League, il secondo invece vive ancora in Oklahoma, dove sono nati, e coltiva marijuana. Quando è costretto a tornare nella sua città natale, Bill si troverà coinvolto in un losco piano organizzato dal fratello per smascherare un importante trafficante di droga. La tecnologia odierna consente a Norton di essere spesso doppiamente presente sullo schermo; e i due personaggi da lui interpretati sono di carattere così opposto che ci si dimentica ben presto che è lo stesso attore ad interpretarli: tanto Bill è serio, colto, tranquillo, quanto Brady è burlone, ignorante e casinista. Anche perché Norton ha dimostrato, nel corso della sua carriera, di saper essere sempre diverso da se stesso. Le sue doti interpretative sono dunque fuori discussione, mentre semmai qualche dubbio è lecito circa le sue qualità comiche, come già aveva (di)mostrato il desolante Eliminate Smoochy. Il film di Tim Blake Nelson si affida completamente a lui, e tenta di fondere elementi diversi come i suoi protagonisti (commedia e tragedia), senza riuscirci: Fratelli in erba non diverte mai davvero né commuove, si adagia su un copione di insipida mediocrità ed ha il peccato, assolutamente non veniale, di sprecare un’attrice come Susan Sarandon. Se il film si fa comunque vedere, il merito è dunque esclusivamente di Edward Norton, ma resta forte in noi il desiderio di vederlo finalmente diretto di nuovo da un regista degno di questo nome.